venerdì 25 luglio 2025

Recensione: TENEBRAE IN PERPETUUM "Vacuum Coeli"


Full-length, Avantgarde Music
(2025)

I Tenebrae In Perpetuum sono una realtà storica del black metal italiano, con cinque full-length all'attivo, di cui l'ultimo è proprio questo "Vacuum Coeli", che esce a sei anni di distanza dal precedente "Anorexia Obscura". Ebbene, se siete amanti del black metal più sinistro, più old school e malato, non potete farvi sfuggire questo album. La band di Trento dà vita ad uno spettacolo macabro, sinistro e folle, con le urla lancinanti di Atratus che danno il colpo di grazia all'ascoltatore. Le prime canzoni della tracklist sono un pugno nello stomaco: antico black metal che taglia le carni e butta sale sopra le ferite. 

Il drumming di Chimsicrin è estremo, molto orientato verso il blast beat, mentre la produzione è grezza ma estremamente efficace. Tutto suona dannatamente reale, non si percepisce nessuna forzatura da parte della band. E' come se questa band volesse riportare alla luce un certo concetto di black metal primordiale, dove il malessere detta la legge e va a sconfinare nei classici temi occulti. Interessanti gli inserti di tastiera in un episodio come "Un Angelo Nero", che uniti ad un riffing avvolgente di chitarra fanno di questa canzone una delle più belle del lotto, riprendendo qualcosa dei primissimi Emperor o Abigor.

Un disco eccellente per gli amanti del true black metal, un viaggio ipnotico dove si può risentire quel black metal degli anni Novanta in tutto e per tutto. Semplicemente un masterpiece per chi ama ancora il caro, vecchio black metal!

Toxic Trace

Tracklist:
1. Preludium 
2. Carmen ad Noctem 
3. Occhio ardente, dio del caos 
4. Mors Triumphans 
5. Un angelo nero 
6. Inverno, è stato 
7. Sole di tenebra 
8. Vacuum Coeli 

Line-up:
Atratus - Vocals, Guitars, Bass, Electronics, Lyrics
Chimsicrin - Drums

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mercoledì 23 luglio 2025

Intervista: NEFESH CORE


I Nefesh Core nascono da due membri portanti dei progsters Metatrone, che infatti ospitiamo in questa intervista. Rispetto ai Metatrone i Nefesh Core offrono qalcosa di più lineare e cambiano le carte in tavola buttandosi su un gothic rock molto particolare e di classe. Ne parliamo con David e Ghigas!

1. La prima domanda è d'obbligo: come mai alcuni di voi hanno sentito la necessità di creare i Nefesh Core e suonare un genere totalmente differente rispetto ai Metatrone?
David: Non c’è una motivazione razionale in questo, nessun progetto studiato a tavolino. Non è mai successo e mai accadrà a dirla tutto. Noi crediamo che un progetto musicale genuino ed autentico prenda vita perché dietro ci sono persone che sentono e condividono la stessa esigenza comunicativa. L’ispirazione e la necessità di raccontare qualcosa e allo stesso tempo la esigenza di farsi ascoltare stanno alla base del nostro essere artisti. Per cui, con la stessa energia interiore che ci muove come compositori nei Metatrone, sia io che Ghigas, forti anche di questo sodalizio artistico ormai consolidato da anni e anni di esperienza insieme, abbiamo sentito l’urgenza di raccontare qualcosa di diverso. I Nefesh Core nascono così. Sono veramente, un’altra storia, nel vero senso del termine. Accanto a questa ragione di fondo, c’è anche il piacere e al tempo stesso il divertimento di ricoprire ruoli musicali diversi. Qui infatti io mi propongo come lead singer oltreché come tastierista, e Ghigas come bassista, anche se poi in studio partoriamo la maggior parte delle idee e delle esecuzioni di pressoché tutti gli strumenti coinvolti. Certo ci avvaliamo di musicisti di grande esperienza, ma il motore resta la premiata ditta “Ghigas - Brown”. Nel bene o nel male, siamo noi la garanzia di questa nuova band!

2. Parliamo del vostro processo compositivo. Come nasce di solito un vostro brano?
Ghigas: Anche qui non esiste uno schema fisso. Di solito David arriva da me con una idea di ritornello (quasi sempre) o talora con un riff di chitarra o di basso. E insieme iniziamo a provare idee e soluzioni facendoci guidare del ritornello che è quasi sempre la gemma da cui tutto prende forma. E’ sempre stato così. Il ritornello con la sua melodia e la sua scansione ritmica e melodica ci porta alla costruzione di tutto il brano. E il testo prende forma quasi in contemporanea. Il tutto viene affinato col tempo. A volte ci sono brani che hanno una identità talmente definita che nascono e crescono rapidamente fino alla loro forma più matura. Altri hanno bisogno di più passaggi e più tempo di “decantazione”. Raramente una idea finisce nel cestino. Semmai viene messa da parte per diventare qualcos’altro in futuro. Nel mio studio prende forma primitiva ogni canzone. A quel punto i vari musicisti con cui suoniamo (o con cui abbiamo suonato in passato) apportano il loro prezioso ed originale contributo, in modo che ogni brano finisca per essere veramente un brano della band! E tutt’ora è così che funziona. Creare musica (o arte, in generale) è una delle esperienze di vita più appaganti! E’ pura alchimia e per certi versi un dono divino. Ci rende vivi.

3. Che responsi ha avuto "Getaway"? Siete ancora soddisfatti di questo disco o cambiereste qualcosa?
David: “Getaway”, il nostro primo album, vive il paradosso di essere uscito nel 2020 (quindi in piena pandemia), ma di essere pienamente scoperto (o ri-scoperto, diciamo) da un anno circa. Le recensioni e le interviste che ruotano attorno questo album e ai Nefesh Core, come nuova band del genere, ci dimostrano che è un album molto apprezzato. Aver potuto finalmente anche esibirci dal vivo che ha fatto constatare che le canzoni funziona e sono apprezzate dal pubblico. Suonare dal vivo aiuta moltissimo a far girare i brani sui social e sulle piattaforme di streaming, dato che al momento questo è lo status quo. Pertanto, credimi se ti dico che non cambieremmo niente di questo album. Suona esattamente come volevamo che suonasse. Abbiamo ricevuto tanti elogi per la perizia e la qualità esecutiva del lavoro, dalle composizioni al mix e quindi al mastering. I professionisti coinvolti hanno fatto la differenza, non c’è dubbio. E i responsi sono e sono stati positivi. Quindi “Getaway” è quel tipo di album che ti da la precisa conferma che andare avanti con un secondo album è inevitabile. E noi ci stiamo dentro alla grande! Anche i singoli che sono usciti dopo “Getaway” ci hanno fatto capire che i feedback sono ottimi e che questa band, fatta da musicisti con i capelli “grigi”, sa il fatto suo e sa essere apprezzata sia in Italia che all’estero, dove speriamo di poter suonare a breve.

4. Definite in poche parole lo stile che proponete e le vostre influenze musicali.
Ghigas: Siamo essenzialmente un band gothic rock che in alcuni brani arriva a toccare il metal (da cui peraltro proveniamo sia io che David) nella quale convergono forti le influenze della New Wave anni 80. Io e David abbiamo un background musicale abbastanza simile e attingiamo agli stessi artisti metal, con alcune differenze. Lui, soprattutto come tastierista, viene dal prog metal e da band seminali come i Toto o i Supertramp ed i Journey, mentre nel metal è legato al thrash degli Annihilator e dei Megadeth e al neoclassicismo di Malmesteen. Io personalmente sono legato al thrash della Bay Area e al grunge degli Alice In Chains e dei Soundgarden, sulla scia dei quali ho mosso i primi passi da chitarrista. In aggiunta a queste connotazioni, entrambi, da adolescenti, eravamo affascinati dal pop e dalla musica elettronica / New Wave degli anni 80 e questi richiami sono forti nei Nefesh Core, non c’è dubbio. Andrea è un batterista poliedrico, anche sei suo background musicale è legato prevalentemente al rock melodico italiano e anglosassone.


5. In questo momento cosa bolle in pentola in casa Nefesh Core?
Andrea: Stiamo lavorando su due fronti. In primi quello dei live, dato che abbiamo alcune date in programmazione per quest’autunno. Nel frattempo, stiamo scrivendo e completando le pre-produzioni dei nuovi brani di quello che sarà il seguito di Getaway. Abbiamo scritto veramente tanta musica e la scelta non sarà facile, non è mai facile in realtà. Vale, per noi, la regola che l’ultimo brano è sempre il più bello, motivo per cui sono quasi 30 anni che scriviamo canzoni!

6. Potete darci una anticipazione sul sound di un ipotetico secondo album?
Andrea: Guarda, non possiamo fare alcuna anticipazione. Ma posso dirti che in segni caratteristici dei Nefesh Core ci saranno tutti. Quello che ha reso Getaway un album tanto apprezzato, sarà alla base anche del nuovo album. Sicuramente e con una consapevolezza maggiore, ci saranno brani dalle tinte più dark e dai toni più duri, più orientati al metal, ma niente può snaturare l’anima di questa band.

7. Domanda un po' abusata, ma forse doverosa. Cosa manca al metal italiano per essere apprezzato come quello estero?
Ghigas: In realtà al Metal tricolore non manca proprio nulla. Anzi. Abbiamo una creatività ed una originalità che talvolta possono fare la differenza. Sappiamo scrivere e produrre musica metal allo stesso livello di altre realtà geografiche che sono storicamente più legate questo genere musicale. E’ vero il metal non ha profonde radici nella nostra cultura e nel nostro tessuto sociale… Non so se in futuro queste radici diventeranno più salde. In Italia fanno presa altri generi musicali molto lontani dal rock e dal metal e sui quali non mi pronuncio (ci sono artisti validi ma non fanno parte dei miei ascolti abituali a dire il vero). Ma il nostro metal ha un grande spessore e all’Estero sa farsi apprezzare, e come!

8. Ok, chiudete facendoci un po' un programma dei passi futuri della vostra band. Un saluto!
David: Grazie davvero per questa intervista! Grazie a te e ai lettori di Italian Metal Promotion, per aver dedicato questo spazio a noi e alla nostra musica. Seguiteci sui nostri social ma soprattutto venite a vederci dal vivo, che è tutta un’altra storia! I Nefesh Core vi aspettano!


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martedì 22 luglio 2025

Intervista: MADVICE


Ecco a voi i Madvice, semplicemente una delle formazioni melodic death metal più valide che l'Italia abbia partorito negli ultimi anni. Il loro ultimo album, "Under The Burning Sky" travolge per irruenza e freschezza, e oggi è qui con noi Maddalena Bellini, chitarrista della formazione. 

1) Ciao e benvenuta sulla nostra zine! Cosa state preparando come band di nuovo in questo periodo?
Ciao a te, e grazie. La tua domanda capita a fagiolo perché stiamo ultimando il disco nuovo proprio in questi giorni; siamo in fase di mastering che, come per i nostri dischi precedenti, è stato affidato a Davide Barbarulo del 20Hz20kHz Mastering Lab di Napoli. L’album si chiamerà “L’8º Giorno” e ne è stato già estratto in anteprima un singolo con relativo video, “The Ecstasy of Dying”, pubblicato un paio di mesi fa.

2) Parliamo un po' dello stile musicale dei Madvice, come lo descriveresti a qualcuno che ancora non vi conosce?
Questa è sempre una domanda insidiosa, perché da un lato si cercano dei modelli, per potersi presentare agli altri, ma quegli stessi modelli rischiano di rivelarsi fuorvianti. Di sicuro ci inseriamo nella grande famiglia del metal estremo, ma abbiamo tante sfumature e, soprattutto, tante influenze personali che inevitabilmente vanno a finire nel pentolone. Nei nostri pezzi ci troverai tanto Thrash Metal, ma anche sonorità Black, Hard Core, Rock a tratti. Il 50% della band è napoletana, e questo credo si senta molto, soprattutto in questo terzo disco; non a caso ci stiamo proponendo come True Mediterronian Extreme Metal, con il gioco di parole volutamente ironico! Insomma, l’intenzione è quella di arrivare sempre di più ad uno stile personale che faccia riconoscere i Madvice ai primi minuti di ascolto.

3) In ambito melodic death metal, quali sono le realtà che più hanno influenzato i Madvice, secondo te?
Ma in realtà, anche se ci siamo sempre etichettati come melodic death metal (soprattutto all’inizio) non abbiamo mai avuto l’intenzione di rifarci ai maestri del genere, come In Flames e Dark Tranquillity. Abbiamo fissa in scaletta la cover di Blinded by Fear degli At the Gates, e sembra calzarci veramente a pennello, ma ti direi che la parola melodic è stata sottolineata più per distaccarci da altri tipi di death metal, che altro. Facciamo comunque un larghissimo uso della melodia, è fondamentale che ogni calcio ben assestato sia poi accompagnato da una carezza.

4) Quando pensi che uscirà un vostro nuovo album? E pensi che apporterete delle modifiche sostanziali al vostro sound?
Come ti dicevo prima, il disco è praticamente ultimato, ma non abbiamo ancora una data di uscita, anche se sarà di certo molto prossima. Il sound ha subìto sicuramente delle variazioni, ma è stato un processo del tutto naturale, dovuto soprattutto alla coesione maturata tra noi quattro. Non ci siamo di certo seduti a tavolino a decidere quale aspetto enfatizzare del nostro sound ma ci è venuto spontaneo scrivere secondo quello che, in questi anni, ci è sembrato fare meglio, cucito in base alle caratteristiche di ognuno di noi.


5) I Madvice sono in giro da quasi dieci anni. Come avete visto evolversi la scena metal italiana? E in questo processo, quali sono stati i pregi e i difetti?
Purtroppo il nostro percorso come band ha attraversato le fasi più critiche della musica in generale, e tra queste il periodo del Covid. Quindi, di conseguenza, posso solo ripsonderti che di scena quasi non ne abbiamo vista. Abbiamo sicuramente apprezzato l’ascesa ed il consolidamento di alcune ottime realtà italiane, come Fleshgod Apocalipse, Fulci, Hideous Divinity, per fare qualche nome. Ma, purtroppo sono casi isolati, non la chiamerei scena.

6) Come nasce solitamente un brano dei Madvice? Chi è che porta le prime idee per i pezzi?
Le prime idee partono quasi sempre da me o Raffaele (bassista), si sviluppano e si prepara una bozza di struttura e poi si presentano agli altri due i quali, ovviamente, fanno la loro parte. I testi, ad oggi, sono frutto al 100% di Asator, ma non si escludono modus operandi diversi, in futuro.

7) Come pensi che se la passi il melodic death metal nel 2025? E in generale il metal, parlando di quello più underground?
In generale, non solo nel melodeath, non trovo molto di entusiasmante. E’ difficile mantenere lo stile che ti ha reso famoso senza risultare ripetitivo o noioso, ma quando provi a cambiare qualcosa difficilmente trovi la luce per riproporti in maniera convincente. E’ stato detto tutto e il suo contrario, ed è veramente impresa ardua trovare la chiave per proporre della musica che riesca a stuzzicare la curiosità della gente, questo vale sia per l’undergorund che per il mainstream, con la differenza che se sei già famoso puoi permetterti di fare qualche disco di merda.

8) Ok, chiudiamo facendo un po' un programma dei passi futuri della tua band. Un saluto!
La tappa imminente è quella del 27 luglio in Grecia, al Chania Rock Festival, in piacevolissima compagnia di Kreator e Rotting Christ. Altre date sicuramente arriveranno in autunno e, nel frattempo, si lavorerà all’uscita del nostro terzo album. Un saluto a voi e a chi sta leggendo queste righe.


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mercoledì 9 luglio 2025

Intervista: DRAGONHAMMER


Oggi intervistiamo i Dragonhammer, band power metal proveniente da Roma attiva da quasi trent'anni. Risponde alle nostre domande Giulio Cattivera, tastierista della band!

1) Ciao Giulio e benvenuto sulla nostra zine! Cosa state preparando come band di nuovo in questo periodo?
Ciao, qui è Giulio che vi parla! Innanzitutto grazie per lo spazio e per l’interesse. Siamo reduci da tre date davvero stimolanti in Italia con Labyrinth e Iron Savior, che ci hanno dato una bella carica. Al momento stiamo pianificando i prossimi concerti, tra cui alcuni show previsti per l'autunno. Ma la cosa che ci entusiasma di più è l’avvio della fase creativa per il nuovo album. Abbiamo già cominciato a lavorarci e c’è un bel clima nella band, quindi le premesse sono ottime!2)Come è andato in generale il vostro ultimo album, intitolato Second Life?Second Life è stato un capitolo importante per noi. Arrivava dopo un periodo piuttosto complicato per la band, e proprio per questo ha rappresentato una sorta di rinascita, come suggerisce anche il titolo. Ci siamo rimessi in gioco con entusiasmo, tornando alle radici del nostro sound ma con la maturità che abbiamo acquisito negli anni. I feedback ricevuti finora sono stati molto positivi e ci hanno confermato che quella direzione era quella giusta per noi.3)Dopo quasi trent'anni di carriera, cosa pensate di aver raggiunto come band e cosa vorreste ancora conquistare?Eh sì, tutto è iniziato nel lontano 1999! È stato un viaggio pieno di alti e bassi, ma sempre portato avanti con passione. Se guardiamo indietro, speriamo di aver lasciato un piccolo segno nel panorama power metal, almeno per chi ci ha seguiti fin dagli esordi. Oggi c’è una bella sintonia all’interno della band, e questo ci spinge a puntare ancora più in alto. Vogliamo crescere artisticamente, cercando sempre nuove soluzioni senza perdere ciò che ci identifica. La curiosità e la voglia di mettersi in gioco, secondo noi, sono fondamentali per restare vivi anche dopo tanti anni.

4) Parliamo un po' dello stile musicale dei Dragonhammer, molto old school!
Abbiamo sempre seguito il nostro istinto. Non ci siamo mai imposti di cambiare per forza o inseguire tendenze. I nostri primi lavori erano fortemente radicati nel power metal classico che spopolava tra fine anni ’90 e inizio 2000, ma col tempo abbiamo allargato l’orizzonte, inserendo anche influenze più heavy e qualche tocco prog. Con Second Life siamo tornati volutamente a un sound più diretto e fedele alle origini, perché in quel momento era ciò che sentivamo davvero. Non vogliamo inventarci nulla di rivoluzionario a tutti i costi, ma cerchiamo sempre di scrivere musica autentica e di qualità, che ci rappresenti.

5) In ambito power, quali sono le realtà che più hanno influenzato i Dragonhammer, secondo te?
Nei primi anni eravamo fortemente influenzati da band come Hammerfall, Stratovarius e Iron Maiden, che hanno segnato profondamente il nostro approccio musicale. Anche alcune realtà italiane, come i Rhapsody, ci hanno ispirato, soprattutto per la componente epica e orchestrale. Con il tempo, però, abbiamo sentito l’esigenza di sviluppare un linguaggio sempre più nostro, inserendo sfumature heavy e tocchi progressive, senza mai perdere di vista la nostra identità. Cerchiamo sempre di seguire un percorso coerente, che mantenga i Dragonhammer riconoscibili, cercando di non risultare statici o ripetitivi.

6) Quando pensi che uscirà un vostro nuovo album? E pensi che apporterete delle modifiche sostanziali al vostro sound?
Abbiamo iniziato a confrontarci proprio in queste settimane sulla direzione da prendere. Second Life ha già qualche anno sulle spalle e sentiamo che è il momento giusto per creare qualcosa di nuovo. Per ora è ancora presto per parlare di modifiche sostanziali, ma sappiamo che vogliamo partire dai nostri punti di forza, consolidarli e poi esplorare con equilibrio. Di sicuro non stravolgeremo il nostro stile, ma vogliamo continuare a evolverci con naturalezza, rispettando l’anima della band.

7) Siete in giro dalla fine degli anni Novanta. Come avete visto evolversi la scena metal italiana? E in questo processo, quali sono stati i pregi e i difetti?
La scena italiana ha avuto momenti molto vivaci, soprattutto tra fine anni ’90 e inizio 2000, quando c’era molta attenzione per il metal melodico. Poi è arrivato un periodo meno fertile, complice forse anche la difficoltà di emergere e la riduzione degli spazi per la musica dal vivo. Oggi, grazie al digitale, si possono raggiungere facilmente ascoltatori in ogni parte del mondo, ma allo stesso tempo è più difficile distinguersi. Un grande pregio della scena italiana resta l’altissimo livello tecnico: ci sono tantissimi musicisti validi. Il limite, purtroppo, è spesso il poco supporto a livello promozionale e strutturale.

8) Come nasce solitamente un brano dei Dragonhammer? Chi è che porta le prime idee per i pezzi?
Il nostro processo creativo è molto condiviso. Di solito partiamo da una bozza o un’idea iniziale, che può arrivare da uno di noi – magari, un concept o una struttura – e da lì costruiamo insieme il brano, attraverso varie sessioni di lavoro. Per Second Life, ad esempio, ho sviluppato il concept e le prime tracce, poi abbiamo rifinito e ottimizzato tutto in gruppo per arrivare allo stadio finale. Questo approccio ci permette di mantenere un equilibrio tra visione personale e coesione collettiva. Ogni membro mette qualcosa di sé, ed è anche questo che rende le canzoni vive e autentiche.

9) Come pensi che se la passi il power metal nel 2025?
Crediamo che il power metal, pur non essendo più il genere dominante, goda ancora di ottima salute. Ha una fanbase solida e fedele, e questo è un grande valore. Inoltre, negli ultimi anni abbiamo visto una sorta di ritorno d’interesse anche tra i più giovani, che lo stanno riscoprendo con occhi nuovi. Se il genere saprà mantenere la sua identità ma anche aprirsi all’innovazione senza snaturarsi, potrà sicuramente continuare a dire la sua. Noi, dal canto nostro, cercheremo di contribuire con la nostra visione e la nostra energia.

10) Ok, chiudi facendoci un po' un programma dei passi futuri della tua band. Un saluto!
Stiamo concentrando le energie su due fronti principali: da un lato, la pianificazione dei nuovi concerti per l’autunno, dall’altro l’avvio dei lavori sul prossimo album, che rappresenta per noi una nuova fase artistica. Vogliamo prenderci il giusto tempo per creare qualcosa di autentico e interessante. Intanto continueremo a restare attivi, a confrontarci con chi ci segue e a fare quello che più ci appassiona. Un grande saluto a voi e a tutti i lettori, ci vediamo presto sotto il palco!


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